CHI SIAMO

L’Associazione Salvo D’Acquisto è stata costituita nel 2007, si prefigge lo scopo di promuovere e rilanciare la socializzazione e crescita sociale. E’ un’associazione che opera motivata dalla decisione dei soci di vivere insieme con l’esperienza sportiva e di svago  come momento di educazione, impegno sociale e maturazione umana. Inoltre l'associazione intende promuovere la formazione dei cittadini attraverso la migliore utilizzazione del tempo libero nelle sue molteplici manifestazioni, con iniziative artistiche, culturali, sportive, turistiche e ricreative e tutte quelle forme di attività dirette ad accrescere le capacità morali, intellettuali e fisiche, nonché, sollecitare lo sviluppo della vita associativa e favorire lo scambio di idee, esperienze e conoscenza tra soci.

E’ una associazione senza scopo di lucro, gestita in modo trasparente, nella quale tutti i soci hanno uguali diritti e doveri e chiunque può farne parte.

 

Sono Organi dell'Associazione :

1.        ASSEMBLEA DEI SOCI

2.        DIRETTIVO

(dal 06 Maggio 2015)

Massimo Santona          Presidente

Antonello Pala                Vice presidente

Efisia Palmas                Segretaria - Tesoriere

Simone Aresu      

Domenico Armas

Donatella Pirastu

Pietro Paolo Erbì 

3.        PRESIDENTE

Massimo Santona          Presidente

 

4.        REVISORE DEI CONTI

Pieralba Salis         

Ilaria Pusceddu

 

 

 

 

 

Perchè "Associazione Salvo D'Acquisto"?

L'Associazione è stata intitolata al Vice Brigadiere dei Carabinieri Salvo D'Acquisto "Servo di Dio" e Martire della Carità, per le sue umili doti, umanitarie e caritatevoli, che sono e saranno per noi l'indirizzo della nostra vita, del nostro fare e del nostro donare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BREVE CENNO DELLA VITA DI SALVO D'ACQUISTO

Era il settembre del 1943.La fossa comune la scavarono tutti: un lungo solco. E lavorarono per sei ore sotto il sole, con l'incubo del mitra alle loro spalle.

 

Poi ventidue furono lasciati liberi: rimase il vicebrigadiere Salvo D'Acquisto, e pagò per tutti. Per salvare loro si era accusato di un attentato che non aveva commesso.

 

Ventidue gli ostaggi; più lui, Salvo D'acquisto, il vicebrigadiere dei carabinieri. Lui Salvo D'Acquisto, l'avevano mandato lì perché si riposasse e si riprendesse dopo una brutta avventura. Tornava dall'Africa ed era uno degli scampati all'affondamento del " Conte Rosso ". Aveva 24 anni, era napoletano, aveva una sola uniforme, quella color caki, coloniale, la stessa appunto che aveva portato in Africa. Ma il servizio era il suo universo. Era il solo carabiniere della zona.

 

Poi c'erano gli altri. Il cameriere del conte Carandini, Enrico Brioschi, 36 anni, piemontese, era rimasto a custodia del castello di Torre in Pietra e stava conversando con il capomastro Michele Vuerich, detto mastro Michele, di 39 anni. Videro due tedeschi spingere a pugni e calci il vicebrigadiere D'Acquisto. Un attimo dopo anche loro furono presi. Il fornaio Ernesto Zuccon aveva il pane in forno. Fu portato via con il camiciotto bianco infarinato. Il vecchio spazzino Giovanni Carinci tentò di fuggire e fu inchiodato lì da una raffica di mitra. Due venditori ambulanti di frutta dovettero unirsi al gruppo degli ostaggi sul camion. Altri tedeschi portarono i diciotto muratori di mastro Michele che avevano sorpreso su un tetto che erano intenti a riparare. C'era Vincenzo Meta, 27 anni, padre di due bambini, già sfuggito ai tedeschi a Bologna pochi giorni prima e arrivato a Torre in Pietra da poche ore. Lavorava con la divisa da soldato perché non aveva altro. Armando e Attilio Attili, padre e figlio, erano tornati a lavorare insieme come prima della guerra, Umberto Trevisiol, magro, trentacinquenne, capelli già bianchi, due figli; i fratelli Gedeone e Fortunato Rossin, uno scapolo, l'altro padre di due bambini. C'era Attilio Pitton, padre di un ragazzo; c'era Angelo Amadio, diciottenne; c'era Rinaldo De Marchi, 30 anni; c'erano Vittorio Bernardi soprannominato " Carnera, Giuseppe Feltre, Antonio Gianacco e il più vecchio di tutti Benvenuto Gaiatto, friulano, cinquantaduenne, padre di quattro figli.

 

Furono portati via mentre le donne piangevano. Qualcuno, urlando, inseguì il camion oltre la curva, ma non riuscì ad andare più avanti. Il camion scese verso l'Aurelia, l'attraversò, raggiunse la Torre di Palidoro. Qui gli ostaggi furono fatti scendere. " Guardate qui cosa avete fatto! " gridò loro un ufficiale indicando la Torre. Non si vedeva nulla. La Torre era intatta. Fu lo stesso tedesco a dir loro che quella notte una bomba esplosa nell'interno del rudere nella casermetta della finanza, che i tedeschi avevano occupato, aveva ferito due militari. Da qui la rappresaglia. Nessuno degli ostaggi sapeva nulla di quell'attentato. E nemmeno Salvo D'Acquisto ne sapeva nulla.

 

Un altro tedesco con un ramo fece un segno per terra, una lunga striscia di un dodici metri circa: " Scavate qui, sarà la vostra fossa ". Cominciarono a lavorare come automi. A cento metri c'era il mare, dinanzi a loro i tedeschi del plotone d'esecuzione, pronti. Fu allora che Salvo D'Acquisto alzò un braccio, chiese di parlare con l'ufficiale che comandava. Si allontanò dai compagni, parlottò per pochi attimi, tornò a lavorare al loro fianco. Nessuno udì quello che disse all'ufficiale. Riprese a scavare: " Niente da temere per voi " disse a chi gli stava al fianco. Un altro ricorda di averlo sentito mormorare fra sé: " Una volta si nasce e una si muore ". In quel momento il patto era già concluso. " lo solo sono colpevole " aveva detto ai tedeschi" salvate le loro vite, prendete in cambio la mia ".

 

Continuarono a scavare, poi improvvisamente un tedesco si avvicinò alla fossa. "Dice il signor maggiore che oggi non è nervoso, siete liberi. Ora farà l'appello". Chiamati uno ad uno uscirono dalla fossa che avevano scavato scrollandosi di dosso il terriccio, aiutandosi, il penultimo fu Ernesto Zuccon, il fornaio. Si voltò a tendere la mano al vicebrigadiere. Ma nessuno chiamò Salvo D'Acquisto, che rimase lì. Gli altri furono mandati via. Erano a cento metri quando udirono la raffica. Per sei ore Salvo D'Acquisto aveva lavorato con loro, al loro fianco. Aveva taciuto per sei ore, ben sapendo di essere il solo a morire.

 

Niente e nessuno lo obbligava ad immolarsi. Il suo amore per il prossimo, la sua coscienza adamantina, il suo acutissimo senso del dovere furono gli imperativi etici ai quali obbedì. Autorevolmente è stata proposta la beatificazione dell'Eroe

 

A 40 anni dalla morte S.E. Mons. Gaetano BONICELLI annunciò l'apertura del processo canonico di beatificazione di Salvo D'Acquisto che, puntualmente, avvenne il 4 novembre 1983 presso l'Ordinariato Militare: si concluse il 25 novembre 1991 con la conseguente trasmissione degli atti alla Congregazione delle Cause dei Santi.

 

Beatificazione che è giunta ormai alla penultima fase, quella dell'esame della sua vita da parte dei nove consultori teologi della Congregazione vaticana per le Cause dei Santi.

"Martire della Carità"